Una brutta notizia

Inutile girarci intorno. Quella dell’arresto dell’amministratore delegato della Maxom Bunker, una delle maggiori società del settore, sotto l’accusa di essere coinvolto in un’associazione a delinquere internazionale dedita al riciclaggio di gasolio libico, è una brutta notizia. Che lambisce per più di un motivo l’immagine dell’industria petrolifera italiana, almeno in parte e per diverso tempo miope sulla portata di questi traffici. Una delle peggiori notizie pubblicate in questi anni sulla Staffetta. Di comunicati della Guardia di Finanza e delle Procure della Repubblica sul dilagare dell’illegalità nella distribuzione dei prodotti petroliferi in redazione ne sono arrivate tante, mai però con così tanti dettagli, inclusi nomi, cognomi e indirizzi degli indagati. Una ricostruzione, frutto di un anno di indagini, che scoperchia qualcosa di più delle solite frodi e dei soliti ignoti. Erano anni che si parlava di traffici illeciti con la Libia. Ora però ci sarebbero le prove. E nessuno può più voltarsi dall’altra parte. Una frana di cui al momento è difficile prevedere gli effetti. Che arriva tra l’altro in concomitanza con la notizia che Daphne Caruana Galizia, la giornalista uccisa a Malta lunedì con una bomba che ha fatto saltare in aria e incendiare la sua auto, si stava anche lei occupando di traffici petroliferi triangolati sull’isola mediterranea, come del resto la stessa indagine siciliana ha potuto accertare. Ripetiamo, sotto qualunque profilo la si voglia leggere una brutta notizia.